Terre d'Europa

Ricordare per ritornare: Lugano, la mia porta d’ingresso in Svizzera

In attesa di ripartire si delega ai ricordi l'emozione dei viaggi. Un paesaggio da fiaba sul Ceresio con i toni dell'autunno. La funicolare d'epoca color pastello si arrampica traballante sul Monte Bré

Ricordare per ritornare: Lugano, la mia porta d’ingresso in Svizzera

Testo e foto: Elvira D’Ippoliti

Premetto che non sono una viaggiatrice di lunghissimo corso. Quando ho cominciato a girare l’ Italia e l’Europa con frequenza professionale mi sono resa presto conto che i viaggi sono una magica finestra spazio-temporale: hanno la facoltà di dilatare il tempo, oltre che lo spazio. La mia personale “legge della relatività in viaggio” prevede un’iniziale stupore, quando, all’indomani del mio arrivo nella meta di turno, vivo la sensazione di essere lontana da casa già da una settimana o più. La stessa sensazione rimane ben salda nella mente per diversi giorni, poi a un certo punto – non saprei dire quando e probabilmente è diverso di volta in volta – il viaggio per così dire precipita: il tempo scorre veloce e mentre mi scopro alle prese con il desiderio di rimanere in quel particolare luogo ancora molto di più, mi ritrovo già in auto o in treno sulla strada del ritorno. Si tratta di una legge collaudata e affascinante, alla quale sono pronta ad aggiungere in questo momento una postilla: delego – per ora – l’emozione dei viaggi e della loro “legge” ai ricordi e aspetto di poter ripartire.

 

Lugano: la mia personale porta d’ingresso in Svizzera

Il Lago di Lugano (Ceresio)

Il Lago di Lugano (Ceresio)

Lugano

Lugano

La Svizzera nei miei ricordi adolescenziali era un paese strano. Sentivo parlare di banche, di lusso e durante un viaggio in treno notturno verso la Germania, ho partecipato a una sorta di gioco con un mio compagno di scompatimento: ad ogni fermata in una stazione svizzera, abbassavamo il finestrino, allora si poteva, e ci sporgevamo per vedere l’orologio. Quando la lancetta dei secondi raggiungeva le ore 12 dell’orario di partenza, il treno si metteva in movimento. Il mio casuale compagno di viaggio esultava ogni volta ed esclamava: che ti avevo detto? Ed io mi scoprivo sempre più intimorita da questo paese, apparentemente perfetto, che non conoscevo. Anni dopo in Svizzera ci sono arrivata in macchina. L’autostrada era trafficata e mi sono ritrovata a Lugano in preda a quel senso di stanchezza che ci regalano i viaggi lunghi e po’ faticosi. La strada verso l’albergo era in salita e mi ha comunicato subito un senso si tranquillità. Poi una volta entrata nella hall di Villa Sassa ho subito capito che la Svizzera non mi intimoriva più, anzi ho impiegato solo pochi minuti prima di trovarmi del tutto a mio agio e godermi la cordiale professionalità del personale del ricevimento, l’eleganza sobria e funzionale dell’appartamento dove avrei abitato e la vista magnifica sul lago dal giardino. La mia personale porta verso la Svizzera si era aperta e quello che cominciavo a scoprire “di là” mi piaceva tantissimo.

Lugano è una città d’arte oltre che di lago. Sono scesa a piedi dall’albergo fino al Ceresio passando per il piccolo centro storico. I negozi eleganti di Via Nassa, la strada principale, sono di dimensioni piccole e rassicuranti. Mi sono soffermata a guardare gli articoli esposti in un negozio di ricercatezze alimentari con la sensazione di osservare delle piccole opere d’arte vegetali. Come potevo spiegare altrimenti la noce di cocco già provvista di cannuccia come una borraccia di latte di cocco? La Svizzera è cara, ho pensato guardando i prezzi, ma poi sulla vicina Piazza Dante Alighieri ho acquistato un cartoccio di buonissime castagne arrostite a meno della metà di quello che avrei pagato in qualsiasi banchetto nel centro di Roma. Me le sono godute ancora calde continuando a camminare. Bisogna conoscerla un po’ la Svizzera per capire la sua varietà. Ciò che dall’inizio mi ha intrigato di questo paese sono i suoi abitanti, persone semplici e gentili che sanno prendere il bello del paese e goderselo appieno senza chiudersi verso gli altri.

Lugano

Lugano

Montagnola

Montagnola

Il lago di Lugano è incantevole e armonioso. Difficile trovare altre definizioni per i colori autunnali che lo illuminano, per l’incastro perfetto delle montagne che si prestano a fare da cornice e la cura con cui è tenuto e amato il lungolago. Della mia tranquilla passeggiata di scoperta lungo le sponde ricordo anche la presenza di enormi cigni che come sculture contemporanee, però in movimento, assumevano pose sempre nuove per aggiungere all’insieme un tocco da fiaba. Erano proprio di fronte al LAC (Lugano arte e cultura), lo spazio espositivo e sala concerti la cui architettura rivestita di marmo verde si protrae come una freccia verso il lago, quasi a voler gareggiare con lui in bellezza e cromaticità. La costruzione del centro culturale ha proiettato Lugano a pieno titolo nel novero delle piccole metropoli dove ferve l’attività artistica. Oltre a questa sede espositiva il MASI Museo d’Arte della Svizzera Italiana, un museo diffuso, offre altre chicche da non perdere, come la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati – a pochi metri dal LAC – dove ricordo l’emozione di trovarmi a stretto contatto con un’esposizione generosa e puntuale che parte da un archivio futurista, attraversa l’arte italiana degli anni ’50 – ’60 e arriva agli artisti contemporanei. È una collezione che crea dipendenza e muovendomi negli ambienti bianchi e lineari ho amato ogni opera esposta.

Lugano-TiDPress (5)Stanze piccole e intime mi attendevano invece a Montagnola a pochi chilometri sopra Lugano. Che si sia ammiratori o meno di Hermann Hesse, quest’ala della sua casa adibita a piccolo, intrigante museo accende una sorta di dialogo tra il visitatore e lo scrittore. Attraverso le testimonianze del suo lungo soggiorno ticinese, si comprende la bellezza del luogo in cui ci si trova. Una bellezza sfaccettata, fatta di equilibri. “Qui il sole è più intenso e caldo e le montagne ancora più rosse, qui crescono castagni, la vite, mandorli e fichi e la gente è buona, educata e gentile…”, scrisse Hesse su Lugano creando in poche righe una sintesi perfetta. Io ricordo anche la luce, un riuscito amalgama di sole e latitudine nordica. Sono salita sul Monte Brè prima di ripartire e la piccola funicolare un po’ traballante e agè che mi ha ricordato le vecchie scatole di biscotti in latta dai colori pastello, mi aveva portato su tra un paesaggio autunnale dove le foglie degli alberi erano di un acceso colore giallo accompagnato da tonalità ocra e verde chiaro. Da lassù il Lago di Lugano mostra la sua stravagante forma a bracci, si ammanta di nebbia e svela il fascino di un paesaggio in chiaroscuro, un paesaggio che si vede solo nelle favole.

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