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Strasburgo: il fascino “germanico” della Petite France

Il capoluogo dell’Alsazia, regione di confine tra Francia e Germania, ha molti lati da mostrare: dal quartiere della Petite France, dove potrebbe essere ambientata una favola dei Fratelli Grimm, alla cattedrale Notre Dame, splendidamente gotica, alta, istoriata con infiniti merletti e sculture,

Strasburgo: il fascino “germanico” della Petite France

Testo: Lisa Mittelberger, foto: TiDPress

Strasburgo – Arrivo in auto dalla Germania, passando il ponte sul Reno. I grandi viali d’accesso, la domenica, sono liberi dal traffico e sui lati è semplice trovare parcheggio. E’ facile intuire che domani saranno pieni di veicoli e di attività. L’antico toponimo tedesco, Strassburg, significa la città delle strade, perché questo era ed è il crocevia dell’Europa centrale, da nord a sud, da est a ovest.

La Strasburgo medievale si trova a pochi passi da qui. A fare da maggiordomo alla città per accogliere i suoi ospiti è il fiume Ill. Placido e sicuro di sé scorre sotto i ponti e intorno all’isola della Petite France. Le linee contemporanee del Museo di Arte Moderna lasciano presto il posto a una serie di edifici con le facciate bianche e i “graticci” delle antiche costruzioni tedesche. La struttura delle case è un intreccio di assi. Una gabbia di legno riempita con mura di mattoni ricoperti di intonaco bianco brillante. Le piccole vie collegate dai ponticelli sono piene di gente. I turisti sono seduti ai caffè nei punti più pittoreschi, dove le case antiche sembrano uscite da una favola dei fratelli Grimm o camminano a gruppi seguendo la guida di turno. Lo “spazio di manovra” è molto ridotto, ma il quartiere della Petite France ha un aspetto così gradevole che questa piccola folla non disturba più di tanto.

Il primo impatto visivo a Strasburgo è tedesco, ma il capoluogo dell’Alsazia, regione di confine che nella storia ha subito molti passaggi da Francia a Germania (e viceversa), ha ancora molti lati da mostrare. Basta lasciare il quartiere della Petite France con il suo dedalo di stradine e camminare in direzione della cattedrale.

Le persone che passeggiano sui larghi viali larghi che fiancheggiano la Petite France sono di tutte le nazionalità. Difficile distinguere i turisti dagli abitanti del luogo. Svoltato un angolo all’improvviso appare la mole della cattedrale di Notre Dame. La strada è stretta e sembrerebbe a prima vista inadeguata all’edificio sullo sfondo, di colore giallo-rosa , enorme, bellissimo. Si vede solo il corpo centrale e ne rimango affascinata. Notre Dame è splendidamente gotica, alta, istoriata con infiniti merletti e sculture, cattura lo sguardo e non lo lascia più andare. Segue la classica pausa a uno dei caffè con i tavolini allineati sulla piazza. Sorseggio una bibita senza riuscire a staccare gli occhi dalla cattedrale e dopo un po’ decido di entrare.

Ogni chiesa famosa è presa d’assalto dai turisti e deve lottare per mantenere al suo interno l’atmosfera mistica che le compete. Molte, anche le più conosciute, falliscono totalmente nel loro intento e si trasformano in musei, dove, nonostante gli inviti al silenzio, la presenza dei visitatori si trasforma in un disturbo. Qui non succede: la cattedrale di Strasburgo ha un’identità così spiccata che riesce ad assorbire il brusio delle voci. Resta un immenso senso di tranquillità che per i credenti si può trasformare in un momento di preghiera, oltre che di contemplazione artistica. Nella cappella a destra prima dell’altare sta per cominciare una funzione religiosa. Mi siedo tra i partecipanti e ascolto le preghiere e i canti. Poi continuo la visita. Notre Dame è coinvolgente, un’esperienza a sé in una città generosa di emozioni.

Se ci si allontana di poco dalla piazza della cattedrale, ci si può immergere nella quotidianità di Strasburgo. Due ragazzi trasportano su un piccolo carrello un recente e ingombrante acquisto fatto all’Ikea. Alcuni bambini giocano su una pietra-scultura contemporanea, mentre i genitori siedono ai tavoli di un piccolo ristorante.

Verso sera ritorno nella Petite France e ammiro i suoi ponti coperti dall’aspetto aggressivo e militaresco, oggi trasformati in pacifici, tranquilli spazi espositivi. Per cena mi aspetta un’esperienza del palato che vola sopra le due rive del Reno e che racconta il lato culinario dell’Alsazia, una regione di confine disposta a lasciarsi influenzare dai vicini, anche quando crea la propria identità tra i fornelli.

 

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