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I Fine Wine prima e dopo la pandemia

“Fine Wine e distribuzione in Italia: ritorno dal futuro?”, il tema della ricerca che Istituto Grandi Marchi ha commissionato a Wine Monitor, osservatorio Nomisma specializzato nelle ricerche sul mercato del vino

I Fine Wine prima e dopo la pandemia

Redazione TiDPress

Lo studio Nomisma, presentato nei giorni scorsi a Roma presso la Stampa Estera, analizza l’andamento della distribuzione dei vini italiani di alta gamma nel nostro Paese prima e dopo la pandemia, cercando di comprendere se i cambiamenti di scenario siano da considerare strutturali o congiunturali. In particolare, la ricerca è stata focalizzata sull’analisi delle vendite nella grande distribuzione italiana e nel canale off-premise, dal 2019 ad oggi, con una suddivisione per categoria, denominazioni e fascia di prezzo, coinvolgendo nell’analisi anche gli assortimenti dei top player dell’e-commerce di settore, Tannico, Vino.com e Callmewine.

Dopo l’exploit nella fase lockdown, si evidenzia una perdita di appeal del canale grande distribuzione con recupero delle vendite di food&wine nel canale Ho.Re.Ca. con un fatturato dei primi 9 mesi 2022 del +47% per l’Italia (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Tale crescita, collegata alla ripresa dei flussi turistici, ha visto rallentare i volumi venduti nel canale della grande distribuzione.

Se le restrizioni in piena pandemia avevano favorito la GDO come moderno supporto nella commercializzazione, il ritorno alla normalità ha portato a un riposizionamento dei consumi dei fine wine nel loro alveo tradizionale, che è poi quello outdoor nella ristorazione. Andamento questo riscontrato per i vini rossi, bianchi e bollicine.

Nell’ultima parte della ricerca viene, infine, fornita una mappatura dell’assortimento di fine wine (identificati con bottiglie di prezzo superiore ai 20 euro) nelle 3 principali piattaforme italiane specializzate nella vendita online di vino (Tannico, Vino.com e Callmewine) con un fatturato cumulato nel 2021 di 94 milioni di euro contro gli 11 milioni di cinque anni prima.

In prima linea le etichette italiane: rappresentano, infatti, il 58% a fronte di un assortimento di oltre 11.700 fine wine presenti a novembre 2022, di cui il 63% costituito da vini rossi, il 20% da bianchi, il 16% da spumanti mentre i rosati sono presenti con appena l’1%. 

Interessante risulta poi l’analisi della suddivisione per fascia di prezzo che vede, a livello aggregato delle 3 piattaforme, un 41% di referenze per i vini rossi sopra i 50 euro a bottiglia, una percentuale che scende al 12% per bianchi e spumanti e al 3% per i rosé.

I dati offrono spunti di riflessione, oltre che un fondamentale supporto a scelte aziendali in un settore di eccellenza del nostro territorio. Settore, la cui narrazione appassiona addetti ai lavori e gli estimatori, sempre più numerosi, dei vini di alto pregio.

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