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Romania: Iasi, una città d’arte tutta da scoprire

Per trovare la Iasi che incanta l’occhio e seduce il cuore bisogna visitare i luoghi del culto ortodosso, costruiti nel passato remoto, sempre vivi nell’anima dei romeni e nella loro vita quotidiana.

Romania: Iasi, una città d’arte tutta da scoprire

Testo e foto: Paolo Gianfelici

Monastero Cetatuia Click sulla foto per ingrandire

Monastero Cetatuia
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Iasi  – L’antica capitale della Grande Moldavia, che si estendeva dai monti Carpazi alle steppe dell’attuale Ucraina, è oggi una città vasta, multiforme ed incoerente. Gli itinerari dei tour operator la evitano, a causa della sua posizione periferica in Romania (venti chilometri dal confine con la Repubblica di Moldavia, fino al 1991 parte dell’Unione Sovietica).
E’ una scelta sbagliata! Iasi va esplorata con attenzione. All’interno di un mare grigio di cemento e di prefabbricati d’epoca comunista, si scopriranno alcune interessanti isole d’architettura europea e gioielli dell’arte nazionale romena.
Il palazzo ottocentesco dell’Università, il parco di tigli dove meditava il poeta Mihai Eminescu, le case-museo degli scrittori più noti, circondate da giardini fioriti, rievocano un passato letterario. Poi c’è la Biblioteca Centrale, che sembra un edificio della Parigi del Secondo Impero, il Teatro Nazionale costruito da due architetti viennesi. Il Palazzo della Cultura (1926), enorme parallelepipedo neogotico con torri svettanti, sembra uscito dalla fantasia postuma di Ludwig, il re di Baviera.
La Iasi della fine dell’Ottocento e della prima metà del Novecento sognava l’Europa, la Francia, l’Austria, la Germania, ma anche l’Italia, presente sulla piazza dell’Unione e davanti all’Università, con le statue dello scultore fiorentino Raffaello Romanelli.

La Iasi d’oggi sogna i grattacieli dell’America. L’ Hotel Europa è un altissimo cilindro di vetro e cemento annesso al World Trade Centre. Ma sogna anche l’ordine della Mitteleuropa con l’arredo urbano rifinito, la segnaletica precisa sulle strade, le isole pedonali, i parchi ben curati. L’effetto visivo sul visitatore è positivo, almeno nel centro: ordine, tranquillità, sicurezza, pulizia.Iasi è stata dominata per secoli dagli ottomani. Sopra un pendio, dietro la chiesa ortodossa Mitropolia Noua, tra sterpi ed erbacce, scopro un bellissimo antico edificio: un grande bagno turco con sale, piscine, spogliatoi, mosaici, sedili rotondi di pietra, porte intagliate nello stile turco. E’ un luogo affascinante in completo stato d’abbandono, chiuso al pubblico. Il guardiano che parla un po’ d’italiano, perché ha fatto lo stagionale in Campania, mi precede sui gradini di pietra che portano al sottosuolo dove si facevano i bagni di vapore.
Il filo della storia sembra essersi spezzato. Nulla, salvo questo luogo nascosto, ricorda la lontana civiltà ottomana.

Ma per trovare la Iasi che incanta l’occhio e seduce il cuore bisogna visitare i luoghi del culto ortodosso, costruiti nel passato remoto, sempre vivi nell’anima dei romeni dei nostri giorni.

Un novizio batte la "toaca" Click sulla foto per ingrandire

Un novizio batte la “toaca”
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I monasteri immersi nel verde delle colline di periferia fanno di Iasi un’autentica città d’arte. Dall’alto della torre di Cetatuia (la cittadella) un giovane novizio batte al tramonto la “toaca”, una semplice tavola di legno con un martello. Lo sguardo si perde sul panorama monotono delle alture verdi-azzurre. Dagli altri conventi della città giunge lo stesso suono ritmico e ripetitivo che chiama i fedeli alla preghiera nelle chiese. E’ il forte accento della religiosità di questo popolo, palpabile nelle chiese affollate anche durante i giorni feriali.
Cetatuia (1672) è circondata da alte mura ed oltre che un luogo di preghiera, era anche la residenza estiva del voivoda. Oggi si può visitare il museo delle icone d’argento del XV secolo e dei ricami del XVIII-XIX secolo.
Galata (1584) è un convento che sorge sulla cima di una collina. La chiesa in pietra e mattoni è molto sobria ed è circondata da un grande giardino di rose bianche e rosse.
Il monastero di Golia (1661) ha un torrione di trenta metri e mura poderose che circondano la chiesa dell’Ascensione, molto interessante artisticamente, perché oltre ai caratteri della tradizione moldava contiene elementi rinascimentali dovuti all’intervento di maestri italiani. E’ un luogo verde, agreste, anche se siamo quasi nel centro della città e vedo passare davanti alla torre un carretto di contadini.
Poco distante c’è la sinagoga e l’antico quartiere israelita. Prima del 1940 più di un terzo della popolazione della città era di religione ebraica. Oggi sono rimaste solo poche centinaia di persone.

Prima di partire bisogna assolutamente visitare la chiesa “Trei Hierarhi” (1639). Ho ammirato  il merletto d’intagli sulla pietra che ricoprono interamente le sue pareti esterne. E’ l’opera probabilmente di un artista armeno: finestre con cornici gotiche e rinascimentali, cornice-cordone valacco, paramenti di gusto siriano, vasi di foggia persiana.
L’interno della chiesa, scintillante d’oro, è stato rifatto da un architetto francese alla fine dell’Ottocento, coniugando motivi decorativi tradizionali con il Liberty.

Monastero Galata Click sulla foto per ingrandire

Monastero Galata
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Una giornata passata a visitare i luoghi storici di questa città si chiude in tema con una cena alla Bolta Rece. Il locale è in una casa del 1786 con giardino, da sempre luogo d’incontro di studenti, intellettuali, ma anche di semplici amanti dei vini rossi di Bucium e dei bianchi di Cotnari.Una visita alle Cantine di Cotnari ( 54 chilometri da Iasi) è d’obbligo per chi ama il turismo del vino. Su queste colline calcaree ricche di boschi, ma poco piovose in autunno, maturano da mezzo millennio alcune uve bianche autoctone. Il luogo, molto riparato dai venti freddi dell’Est, costituisce il limite nord-est della coltivazione della vigna. Grasa de Cotnari è un bianco spesso, denso e grasso, dal colore dorato con un delicato sapore di miele e di mandorle che molto bene si abbina ai formaggi e ad alcuni dessert. Tamâioasa Romanesca e Frâncuşa sono due bianchi secchi e delicati nel gusto e nel profumo. Bisogna venire qui, nel regno dei bianchi, per assaporare vini autoctoni con nomi antichi che richiamano gli aromi del basilico, del timo e di tante altre erbe che nascono su questi pendii.

Info:
Ente del Turismo Romeno in Italia
Via Torino 95 00184 Roma
www.romania.it
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