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La metropoli sul Mediterraneo

Testo e foto: Paolo Gianfelici



 Dalle terrazze della Medina, rivestite di maioliche colorate, si abbracciano con lo sguardo i minareti, le chiese e i grattacieli della capitale cosmopolita della Tunisia

Tunisi (TidPress) – La capitale di questo Paese non finisce mai di stupire. Pranzo tra i modernissimi palazzi della city, in un ristorante dove si respira un’atmosfera retrò, scandita all’infinito dalle canzoni di Charles Aznavour, tra un piatto e l’altro di cucina francese. Poi mi avvio verso Bab el Bahr, la Porta del Mare, ed entro nella Medina, lo storico quartiere della città araba, con la testa piena di consigli stereotipati, letti distrattamente su una famosa guida turistica. Attenzione agli aggressori, ai borseggiatori, ai truffatori, agli importuni ecc. ecc. Chi ha visitato alcuni quartieri di altre città del Mediterraneo, anche in Italia, sa come queste istruzioni per l’uso del turista possano essere utili.
Sulla base, invece, dalla mia esperienza nella Medina di Tunisi (che ho visitato più volte e in ore diverse della giornata) li ho trovati non solo inutili, ma anche fuori luogo.

La Kasbah, Place du Gouvernement

Palais de l’Orient: la terrazza sulla Medina

Attraversata la Porta del Mare sono trascinato dolcemente dall’inarrestabile flusso umano che percorre nei due sensi la strada lunga e angusta. Alzo gli occhi e vedo solo una fessura di cielo stretta tra gli antichi e nobili palazzi che sembrano quasi toccarsi. I negozi sono stracolmi di souvenir uguali e dozzinali. Non è la merce a stupire,ma i venditori. Sono traboccanti d’intuito, arguzia, vivacità e simpatia. Capiscono subito la tua nazionalità e ti propongono i loro oggetti in discreto italiano. Se tiri troppo sul prezzo o ostenti indifferenza sanno anche scendere nelle classificazioni regionali ( mi sono beccato un “genovesi, braccia corte!”). Ho provato a fingermi tedesco o almeno svizzero, ma sono stato subito smascherato nella lingua di Goethe.
Indimenticabile l’incontro-scontro con un venditore di camicie. Ne avevo adocchiata una che mi sembrava cucita a mano, messa in vendita a 26 dinari (13 euro). L’anfitrione mi ha fatto salire al piano superiore del negozio e proposto in ottimo italiano l’acquisto a 22 dinari. Al mio rifiuto ha alzato la voce, assunto un tono risoluto: “Testa dura! Testa dura!”, mi ha apostrofato più volte (evidentemente voleva dire “non essere testardo”). Lo scontro sembrava prendere apparentemente una brutta piega. Invece ha detto conciliante : “Va bene! Sei uno come noi”. L’affare è stato concluso a 20 dinari. Quando mi ha consegnato il pacchettino, mi ha salutato gentilmente augurandomi anche buona fortuna.

La Medina

Il Museo del Bardo

Grazie alla cortesia del guardiano, sono riuscito a dare uno sguardo al cortile della Grande Moschea. Straordinaria è la sensazione di serenità alla vista dei fedeli assorti nella preghiera, distesi sulle stuoie, immersi nel silenzio del grande spazio vuoto, luccicante per il marmo dei porticati.

Fuori dalle mura della Grande Moschea, il caos apparente dei souk, pieno di suoni e di colori e, soprattutto di calore umano, prosegue. Secondo la tradizione, vicino al più importante luogo di preghiera, si trovano gli artigiani che producono le merci più preziose. Come il Souk des Orfèvres, con le decine di piccole botteghe degli orefici che si succedono nelle gallerie e sotto i portici del Souk el Berka, il mercato degli schiavi che venne abolito nel 1846, da Ahmed Bey, illuminato sovrano della Tunisia.
Faccio una sosta nel Café Chaouechin, il più vecchio della città. Sorseggio il dolce caffè turco, corretto con qualche goccia d’acqua ai fiori d’arancio. Sono circondato da una folla di ragazzi e ragazze sorridenti. Bevono tè alla menta o ai pinoli e fumano il narghilè, seduti ai piccoli antichi tavolini che si affacciano sulla stretta galleria del Souk dei Cappellai. Da qualche tempo la chéchia, il fez rosso della tradizione è ritornato di moda. Gli uomini giovani non lo indossano mai, ma lo comprano e lo tengono nell’armadio, come un simbolo vintage. Gli artigiani dei laboratori lavorano sotto i nostri occhi a pieno ritmo e, con incredibile velocità, trasformano la lana in rigido feltro colorato. Un modello di color nero è venduto ai turisti libici.

Il metodo migliore per visitare la Medina è quello di camminare senza una meta precisa e lasciarsi sedurre dalle emozioni visive. Mi sono introdotto nel cortile della madrasa Sidi Ben Arousse, una scuola coranica, affascinato dall’azzurro delle ceramiche che rivestono le pareti del piccolo cortile e dalle grandi lanterne di vetro colorato che pendono dal porticato. Adesso è deserta, mi spiega il guardiano, ma ogni settimana per tre pomeriggi, si riempie di ragazzi che studiano il Corano. Prima di uscire mi offre un piattino pieno d’acqua profumata di rose: “Ne beva un sorso, porta fortuna!”.

Le terrazze dei palazzi della Medina sono un punto di osservazione straordinario per accarezzare con lo sguardo il grande quartiere, fatto di strade strette, gallerie, luoghi angusti. Il direttore dell’antico Palais de l’Orient, oggi grande negozio di tappeti, mi invita ad entrare. I tappeti fatti a mano nel sud della Tunisia, distesi su un letto a baldacchino del Settecento, sono molto belli, ma splendido è il grande terrazzo. Le mura e gli archetti sono rivestiti di maioliche colorate di azzurro e di giallo ocra, dipinte con scene di musica e di danza che richiamano l’Oriente asiatico. Sono invitato a sedermi su uno dei quattro sedili colorati, appartenuti alle quattro mogli dell’antico proprietario, e gusto un tè alla menta. I minareti e le cupole delle moschee spuntano sopra le case vicine. In lontananza i grattacieli della Tunisi contemporanea. Tra gli uni e gli altri i boulevard, le chiese, i teatri ed i palazzi che richiamano le città europee della fine dell’Ottocento. Sull’orizzonte la linea azzurra del mare.

Da questa prospettiva, si possiede la chiave giusta per capire ed amare Tunisi. Un metropoli mediterranea con una lunga storia d’incontri fra religioni, lingue e culture diverse. Oggi, più che mai aperta al turismo internazionale, ha ritrovato la sua antica vocazione cosmopolita di città sicura ed ospitale.

Informazioni utili:

Ente Nazionale Tunisino per il Turismo
www.tunisiaturismo.it
info@turismotunisia.it

Il Museo del Bardo
Allestito nell’ex palazzo reale del bey il museo ospita forse la più bella collezione al mondo di mosaici romani. Mentre in Italia le ville romane avevano pareti affrescate a colori e pavimenti a mosaico in bianco e nero, le ricche abitazioni romane del Nord Africa svilupparono i mosaici colorati come quasi unica forma di decorazione domestica.
Le sale del Bardo contengono una straordinaria e preziosa documentazione della vita di ogni giorno e della civiltà romana.

Per cominciare la vacanza anche durante il viaggio, si può raggiungere la Tunisia via mare. La compagnia di navigazione Grimaldi-Lines solca il Mediterraneo tutto l’anno e raggiunge Tunisi settimanalmente partendo da Civitavecchia e Trapani e due volte la settimana da Salerno e Palermo. Sulla nave si può imbarcare anche l’automobile o il camper. Il viaggio è un piacevole e lento “salto” da un continente all’altro.
www.grimaldi-lines.com

27.04.2010

Café Chaouechin

Café Chaouechin
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