Terre d'Europa

Le terre del Capo di Leuca

La riscoperta delle vie dei pellegrini e del sale

Le terre del Capo di Leuca

Brunella Marcelli

w46-cioloSanta Maria di Leuca – Immaginate una terra tra cielo e mare, sospesa nello spazio e nel tempo e che attraversa altri immemorabili tempi, fatti di cammini e di approdi. A Capo di Leuca, punta estrema del tacco d’Italia, si può vivere un’armonia calma che sembra lontana anni luce dal turismo vacanziero in cerca di movida. Sono, infatti, in un luogo, dal ritmo lento e dalle atmosfere rarefatte: quello dei pellegrini che da Roma arrivavano a Santa Maria di Leuca, ai confini del mondo. E lo sguardo, da allora a oggi, si perde sempre oltremare verso altri lidi mediterranei, lungo sentieri aspri dalla natura incontaminata. L’itinerario che sto percorrendo ripropone intatta la magia di questo territorio estremo per collocazione geografica e unico per prossimità ad altre terre su altre sponde del Mediterraneo. I cammini religiosi riescono a unire i popoli e quanti siano in cerca di se stessi.

La riscoperta delle vie dei pellegrinaggi e del sale è un altro modo di fare turismo, recuperando il passo del cammino, che è poi anche quello delle nostre sensazioni. Si ha modo di godere di paesaggi straordinari, meditare in splendidi santuari e sostare in piccoli borghi antichi, assaporando le delizie culinarie dei luoghi. Un approccio olistico alla comprensione di un territorio con una forte identità storico-culturale, da poter vivere non soltanto d’estate, ma in tutte le stagioni.

La prima tappa è sulle Vie del Sale di Corsano: sentieri selvaggi tra fichi d’india, macchia mediterranea, muretti a secco e ulivi a terrazza sul mare, che un tempo venivano percorsi dai contrabbandieri, quando il sale era monopolio di Stato. Percorro l’intero sentiero vista mare, inerpicandomi tra la boscaglia fino alla pozza sulla scogliera da cui si estraeva il sale. E mi sento un po’ come quei contrabbandieri, detti anche “scarcagnati”, perché li percorrevano a piedi nudi per fuggire dai finanzieri.

Proseguendo verso Sud troviamo il Ciolo, con la sua litoranea costruita a ponte su una scogliera a strapiombo sul mare. Fenditura blu è il paradiso dei tuffatori. Per arrivare a Santa Maria di Leuca, De Finibus Terrae, ultima tappa dei pellegrini, attraverso percorsi tra macchia e muretti a secco. Qui sorge il famoso Santuario, eretto sul tempio della Dea Minerva. Siamo al limite delle terre, con lo sguardo verso il mare, incorniciato dalle arcate. Fisso bene a mente l’armonia quasi metafisica del complesso monumentale, perché pochi chilometri più a Nord, abbiamo Leuca piccola, frazione di Morciano di Leuca, una riproduzione fedele in miniatura del grande santuario di Leuca, con le sue arcate dove un tempo si svolgeva il mercato, la chiesetta e il rifugio sotterraneo per i pellegrini.

Altra tappa dei pellegrini degna di nota è il Santuario di Santa Marina, nella piccola frazione di Salve, Ruggiano, luogo di venerazione della Santa orientale Marina protettrice dalle malattie del fegato sotto il segno dell’arcobaleno.

Percorsi di bellezza e di fede. Non si può mancare Alessano, paese di don Tonino Bello. La sua casa natia e la sua tomba, meta di continui pellegrinaggi, hanno reso Alessano la capitale del turismo religioso in Puglia, dopo San Giovanni Rotondo. Papa Bergoglio ante litteram, per il suo esempio di umiltà e semplicità, aveva aperto le porte del vescovado agli ultimi. Morì a soli 52 anni nel ’94, dopo aver partecipato alla marcia per la pace a Sarajevo. Oltre che alla fondazione di Don Tonino Bello, Alessano merita una visita anche per il suo centro storico con la grande chiesa madre, il quartiere ebraico e gli eleganti palazzi gentilizi.

Senso di vita, senso di morte. Le forme di scheletri che decorano l’altare laterale della Madonna del Carmine nella chiesa madre di Gagliano del Capo mi ricordano che siamo di passaggio. Nella chiesa si conservano tele pregiate della scuola napoletana, come quelle del Oronzo Tiso. Inoltre, Il paese, a pochi chilometri da Santa Maria di Leuca, è caratterizzato dalla presenza di ben due centri storici. Un’altra sosta merita Tiggiano, dall’imponente palazzo-castello magistralmente restaurato con la torre colombaia e un grande parco divenuto spazio aperto ai cittadini.

Ma il viaggio lungo la via dei pellegrinaggi non può non fare sosta a Salve, nota per le sue case a torre (case fortificate contro l’avanzata dei Turchi che assalivano il Salento dal mare tra il XVI secolo e il XVII secolo) e il frantoio ipogeo dove una volta si produceva l’oro del Salento: l’olio di oliva lampante (oltre a quello per la tavola) usato per illuminare le vie, le piazze e le case di grandi città europee. Salve custodisce inoltre l’organo più antico di Puglia ancora funzionante nella chiesa madre (1628).

Altro momento topico del nostro itinerario di fede e di bellezza è poi la Centopietre di Patù, monumento funebre costruito con i lastroni dell’antica città messapica di Vereto, per onorare Gimignano, un ambasciatore che nel IX secolo, portò ai nemici saraceni un messaggio di pace, ma venne barbaramente trucidato. La sua tomba, la Centopietre, si trova ora accanto alla chiesa di San Giovanni.

Cammini, sentieri percorsi dalla notte dei tempi, che attraversano paesaggi meravigliosi e mari a delimitare altri confini per altre rotte. Non si possono, infatti, dimenticare la spiaggia delle Pescoluse color del deserto, marina di Salve o le sorgenti della vicina Torre Vado, polle d’acqua dolce che sgorgano tra gli scogli formando un idromassaggio naturale.
Le terre del Capo di Leuca sono questo e molto di più, perché sono luoghi dell’anima; terre custodi di storie di viandanti che ci raccontano quello che siamo e che siamo stati. Narrazioni queste che da sempre affascinano quei visitatori-esploratori che, attraverso il viaggio, cercano e si trovano.

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