Testo e foto: Paolo Gianfelici
Milano – Il padiglione tedesco è un invito a visitare la Germania. Le linee morbide della sua architettura rappresentano il paesaggio tipico delle regioni centrali: campi ondulati, verdi e ordinati, punteggiati di villaggi.
Basta salire a Monaco o Stoccarda su un treno d’alta veocità ICE, sfrecciare per centinaia di chilometri verso Francoforte o ancora più a Nord in direzione di Colonia o Hannover, per godersi la bellezza armoniosa, rassicurante, di un grande paese industriale che si poteva immaginare invaso dai capannoni e invece lo si scopre cosparso del verde della natura. Nel 2015, in moltissimi luoghi della Germania, si ritrova la natura incantata delle favole dei Fratelli Grimm.
Le estensioni a perdita d’occhio di terreni coltivati si alternano alle foreste di pianura e di collina. Non si osserva quasi mai una costruzione fuori posto. Le case sono raggruppate nei villaggi della tradizione, ingranditi nel corso dei decenni, ma mai sparpagliate in mezzo alla natura. I campi e i boschi sono portatori di una purezza inviolabile. Per non parlare delle strutture industriali e dei servizi, così poco visibili sul territorio di una delle prime potenze economiche mondiali.
“Fields of Ideas” è il tema centrale del padiglione tedesco all’Expo 2015, il leitmotiv che ti accompagna lungo tutto il percorso: l’importanza, per l’alimentazione del futuro, di un rapporto rispettoso nei confronti della natura, della sua varietà e ricchezza.
La prima parte del percorso illustra le fonti dell’alimentazione (suolo, acqua, clima e biodiversità). Nello spazio “Il mio giardino di idee” ogni visitatore può interagire con il materiale esposto e ottenere ulteriori informazioni multimediali. Ti forniscono un oggetto che sembra una cartellina, in realtà è un “seedboard”: un dispositivo con dei sensori che attivano le postazioni sparse nel padiglione.
Mi avvicino a una vetrina dedicata a un progetto in corso di esecuzione nella Valle dell’Elba (Sassonia) dove l’agricoltura intensiva aveva soppiantato gli habitat naturali della zona, come i boschi di latifoglie. Le nuove aree boschive hanno attirato “magicamente” tante specie di uccelli, castori dell’Elba e tassi.
Le agrimonie di un tempo, come camomilla, tanaceto e papavero selvatico, accompagnano di nuovo con i loro colori il percorso del bosco novello.
Mi sono ricordato di una visita a Dresda, la città sul fiume Elba. Il capoluogo della Sassonia è famoso per le calde linee barocche dei palazzi e delle chiese. Dall’alto della riva sinistra dell’Elba, ammiravo, nel lungo tramonto estivo del Nord, la cupola della Frauen Kirche sullo skyline. Con grande sorpresa scoprii sotto di me un bellissimo vigneto, ricco di grappoli ancora acerbi, digradante verso il fiume. A destra e sinistra del vigneto si allungavano grandi prati verdi e boschetti.
Uno spettacolo unico. Il sole tramontava dietro i palazzi e le chiese della città vecchia e rifletteva i suoi ultimi raggi sulla superficie dell’Elba che come un serpente strisciava al centro di un ampio tappeto d’erba, per poi scomparire anche lui sull’orizzonte.
Il gran finale del padiglione tedesco all’Expo 2015 è lo show “Be(e)active”: si vola allegramente sulla Germania, come due api in volo, al suon di musica. Scorrono sugli schermi immagini di paesaggi stupendi e nasce subito il desiderio di andarli a vedere dal vivo.