Terre d'Europa

Le cupole sospese di Budapest

Le luci del Ponte Elisabetta si accendono all'improvviso, come la battuta d'apertura di un concerto: lungo il Danubio inizia lo spettacolo serale della città

Le cupole sospese di Budapest

Testi e foto: Elvira D’Ippoliti

Budapest-TiDPress (10)Budapest-TiDPress (20)Budapest  – Il Danubio, solcato da imbarcazioni di tutte le dimensioni, è oppresso da una cappa di nuvole. Le luci del Ponte Elisabetta si accendono all’improvviso e scacciano il grigiore che accompagna il tramonto.
Per chi sta sul lungofiume, affiancato da una stradina di sabbia, ha inizio lo spettacolo serale della città. Le lampadine, allineate come un festone, adornano le campate del ponte. Sono come la battuta d’apertura di un concerto. I singoli strumenti sono chiese e monumenti che prendono vita, illuminandosi sulle colline di Buda, ed emergono dall’ombra, mano a mano che il cielo si scurisce. Da quel momento Budapest appare bellissima, come una dama vestita da gran sera e tutto brilla su di lei. La notte dona anche alle strade di Pest.

Se si concentra l’attenzione verso l’alto, si notano cupole e cupolette che sormontano molti edifici e che sembrano essere l’origine del palazzo stesso. E’ come se un architetto-mago fosse riuscito a far rimanere sospesa in cielo un cupola, da cui poi tutto l’edificio è stato “colato” di sotto. La strana prospettiva riempie di meraviglia, anche quando mi trovo a camminare lungo stradine perse nella loro solitudine.

La via maestra per raggiungere il Ponte Elisabetta dalla stazione ferroviaria “Keleti pu” è un viale infinito, lungo il quale si fa conoscenza con la città. L’alternativa è la metropolitana che abbina stazioni moderne a vagoni stile retrò, ma è molto efficiente e veloce. Se si sale a bordo della linea 2 (quella rossa) e si scende, dopo essere passati sotto al Danubio, alla fermata “Batthyàny ter”, ci si trova ai piedi della collina con la Chiesa di San Mattia. Lontano dal flusso dei turisti che salgono verso la chiesa a bordo di ingombranti bus e camminiamo su strade dall’acciottolato preciso e lindo, come in un gioco di costruzioni. Le case sono piccole e alcune mostrano facciate orgogliosamente restaurate e rallegrate da colori vivaci. Dalle finestre sventolano delicate tendine di pizzo mosse dal vento.

Budapest-TiDPress (12)Budapest-TiDPress (21)Il tetto della Chiesa di San Mattia appare all’improvviso attraverso un corridoio aperto in una massiccia costruzione di pietra. Le tegole sono in maiolica colorata, la guglia del campanile è merlettata, di un candore accecante. Anche le pareti della chiesa sono bianche. Lo stesso colore dei bastioni, rifatti cento anni fa, che la proteggevano dal lato affacciato sul fiume.

Un mostro architettonico è stato affiancato alla chiesa medievale. I suoi vetri arancioni riflettono gli antistanti aggraziati bastioni come in un gioco deformante.  Mattia (il re Mattia Corvino 1458-1490)  che  troneggia sul suo cavallo, al lato della chiesa, avrebbe tutto il diritto di sguainare la spada e spingere il suo popolo alla rivolta contro un colosso – l’edificio è un albergo Hilton – che sfregia la sua città.

La discesa è accompagnata di nuovo dalla discreta presenza dell’antica Buda. Sul lungo fiume scorre la tranquilla vita di città, fatta di gite in bicicletta, jogging e passeggiate.

Attraverso di nuovo il Danubio. Un’altra linea di metropolitana, la numero 1 gialla, promette di portare in un parco cittadino. I vagoni attraversano stazioni antiche con le pareti di maiolica bianca, le colonne di ferro battuto, i vecchi sportelli per i biglietti e le cassettiere di legno. Gli occhi si deliziano con queste immagini vintage.

Dalla fermata “Séchenyi fürdö” si esce direttamente in mezzo al verde del parco Varosliget. Una bella struttura di un secolo fa dall’intonaco giallo sole, sormontata da due cupole, ospita le terme di Széchenyi. La piscina principale è nello stesso stile elegante del complesso.
Ci si bagna nella storia della tradizione termale e nel lusso che un tempo era destinato a pochi e oggi è una fonte di bellezza e benessere per tutti.

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