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Meissen: l’alchimista e l’oro bianco

La passione per la porcellana del duca di Sassonia Augusto il Forte ha creato a pochi chilometri da Dresda il “fragile impero” della Manifattura di Meissen.

Meissen: l’alchimista e l’oro bianco

Testo e foto: Elvira D’Ippoliti

Meissen-Foto-Elvira-Dippoliti (1)Meissen – Augusto il Forte, duca e principe di Sassonia amava, a dispetto del suo sopranome, la fragilità. Ripercorrere oggi nella cittadina di Meissen, a mezz’ora di treno da Dresda, le tappe della sua passione è come entrare a far parte di un circolo esclusivo nel quale le porcellane non si limitano ad essere oggetti, ma cantastorie in grado di affascinare il proprio pubblico. Nella piccola stazione ferroviaria di Meissen-Triebischtal l’atmosfera è tranquilla e in qualche modo sospesa. Sono arrivata qui per visitare la “Manufaktur” e non so bene cosa mi aspetta. L’edificio indicato da diversi cartelli si trova un po’ fuori dal centro storico della città e ha l’aspetto di uno stabilimento architettonicamente gradevole, ma senza tanti fronzoli. Nell’ala moderna si trova l’ingresso al pubblico. Alcuni gradini portano da qui alla boutique, ma prima di guardare negli occhi gli oggetti finiti è meglio osservare da vicino la loro creazione. La visita attraverso i laboratori dimostrativi ha dell’incredibile: gli artigiani, dal tornitore al decoratore, muovono le dita come nella coreografia di un balletto. I gesti sono sicuri e non so se entusiasmarmi di più vedendo uscire da uno stampo una tazza da tè dalle forme aggraziate o assistere alla creazione petalo dopo petalo di una complessa composizione floreale. Forse a tenermi però di più con il fiato sospeso sono i decoratori. I loro pennelli seguono lo schizzo del decoro con precisione millimetrica, gli infondono colore e vita e raggiungono un risultato perfetto.

Meissen-Foto-Elvira-Dippoliti (3)Ho visto come si realizzano (una ad una) le porcellane, ma ciò che ho veramente compreso è che questo oro bianco è ammantato di mistero. Mi torna in mente la storia di Augusto il Forte. Le porcellane cinesi lo affascinavano a tal punto che spendeva enormi somme di denaro per far arrivare dall’oriente i delicati oggetti del suo desiderio. In Europa prima del 1708 la porcellana non esisteva per il semplice motivo che nessuno riusciva a crearla. Possedere questi diafani oggetti però era per il duca un’esigenza talmente prioritaria che arrivò a rinchiudere in carcere Johann Friedrich Böttger, l’alchimista che gli aveva promesso di riuscire a realizzare il suo sogno, per costringerlo a dedicarsi in esclusiva a questa ricerca. Guardando i servizi da tè o caffè, i vasi, le statue e tutti gli altri innumerevoli e delicati oggetti esposti nel negozio all’interno della “Manufaktur Meissen” mi accorgo che non sono solo le forme ed i colori a stregarmi, ma proprio quell’idea di fragilità. L’eleganza è anche una forma di disciplina e non si può di certo far uso di una qualsiasi di queste opere senza dedicarle un’attenzione totale. Le porcellane sono come una calamita che attira su di sé le emozioni: si ammirano disegni e forme, colore o candore, ma ci si avvicina solo con una reverenziale cautela. Con il rispetto dovuto a oggetti adatti alle mani di un re e a quelle di chiunque sia pronto ad accettarne il mistero.

Nella Manufaktur Meissen le visite attraverso i laboratori dimostrativi si svolgono ogni dieci minuti (con audio guide anche in italiano). All’interno della manifattura si trovano anche una boutique, un outlet (gli oggetti in vendita hanno degli invisibili difetti e costano meno), un museo, un ristorante e una caffetteria: con stoviglie di porcellana.

www.meissen.com

www.marketing.dresden.de

 

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