Terre d'Europa

L’Etna d’autunno

La visita esperienziale del vulcano inizia con il racconto drammatico del cantastorie siciliano. Macchie tondeggianti di licheni dal colore giallo autunnale sembrano galleggiare su un “mare di pece”. Discesa tra boschi di betulle, pini, faggi, querce e infine vigneti e uliveti inondati dal sole

L’Etna d’autunno

Testo e foto: Paolo Gianfelici

L’Etna è il simbolo e il cuore di Experimenta Siciliae, il progetto di sviluppo costiero della Sicilia orientale, promosso dal Flag Riviera Jonica. Decido di iniziare da lì la mia visita esperienziale del territorio. Faccio una prima sosta nella Valle del Leone a 1800 metri di quota, incuriosito da un gruppo di persone che seguono attentamente un personaggio che gesticola con voce declamante. È Luigi Di Pino, uno degli ultimi cantastorie della grande tradizione siciliana. Racconta il dramma che si consumò nella primavera del 1971, quando si aprirono diverse bocche a più di 3000 metri e alcune fessure nella Valle del Leone. Uscì una grande quantità di magma che colò in basso, distruggendo campi coltivati e boschi. Le parole del cantastorie, in versi e in dialetto siciliano, si fanno sempre più concitate, quando descrive l’avvicinarsi del magma alle prime case di Fornazzo, fortunatamente evacuato in tempo. A mezzo secolo di distanza colpisce la devastazione e la desolazione di questo luogo. I fiumi di magma solidificato fanno scomparire ogni tipo di vegetazione per secoli e millenni. I cumuli di lava hanno assunto la forma di catene montuose in miniatura. Al di là si intravedono i boschi di faggi risparmiati dalla furia della natura.

L'Etna, Foto Paolo Gianfelici
L'Etna, Foto Paolo Gianfelici

Salgo ancora più su e attraverso selve di pini che poggiano su tappeti di aghi rossi. Andando ancora più in alto appare il vero colore di questo terreno sabbioso vulcanico: è nero fumo. Macchie tondeggianti di licheni dal colore ingiallito dall’autunno sembrano galleggiare su questo “mare di pece”. I tronchi bianchissimi delle betulle e i rami avvolti da foglie dorate fanno da contrasto cromatico a questo paesaggio da porta degli inferi. Un gruppo di escursionisti piegati dalla fatica della salita sul crinale della montagna, sotto un cielo livido, sembrano usciti da una scena dantesca. Eppure, informa la guida, la forza vitale della natura sta riprendendo quassù il sopravvento. Il vento e la pioggia hanno trasformato la solida massa lavica in sabbia vulcanica e poi in terra, dove gli uccelli migratori hanno gettato i semi delle erbe e delle piante. La lotta tra la vita e la morte continua in cima all’Etna. Oltre 2600- 2800 m è vietato fare escursioni. All’inizio del 2021 c’è stata un’eruzione e il vulcano ha proseguito la sua opera distruttiva. L’atmosfera cupa sembra contagiare l’umore e l’espressione degli escursionisti. Mi aggrego ad un gruppo di “dannati” diretti a una fessura circolare che a me sembra un cratere. Mi avvicino per fotografarla. Si intravede una grande profondità ed in fondo il buio pesto. La guida si avvicina di scatto per tirarmi indietro. Non si sa mai.

Luigi Di Pino, uno degli ultimi cantastorie,Foto Paolo Gianfelici
Luigi Di Pino, uno degli ultimi cantastorie
Mariangela Cambria dei vigneti Cottanera  , Foto Paolo Gianfelici
Mariangela Cambria dei vigneti Cottanera

La discesa del vulcano si svolge a piedi e sul minivan. Ripasso d’avanti ai boschi di betulle, di pini, di faggi, di querce e infine ai vigneti e uliveti inondati dal sole e avvolti dall’azzurro del cielo e del mare in lontanaza. Mi fermo per pranzo alla Tenuta Cottanera a Castiglione di Sicilia: 110 ettari di terreno di cui più della metà ripristinati con i vitigni storici dell’Etna: il Nerello Mascalese e il Carricante. Ottime le bollicine e i bianchi eleganti. Ottimi anche i rossi con una buona acidità che si si accompagnano bene con il tagliere di affettati misti e formaggi del luogo o con la pasta con le patate. Il pranzo prosegue con altre squisitezze che hanno alla base i prodotti profumati e gustosi di questo territorio.

Una grande vetrata nella sala da pranzo, ricavata all’interno di un antico palmento, il luogo dove anticamente si produceva il vino, offre una visione bucolica sulla campagna circostante. Un’immagine molto diversa rispetto a quelle che avevo memorizzato due ore prima,1500 metri più in alto. Mi trovo bene qui dove sto adesso, però, non so spiegarmene ancora bene la ragione, sento il forte desiderio di rivivere quell’esperienza primordiale

Info: Experimenta Siciliae è un progetto di sviluppo costiero della Sicilia orientale, promosso dal Flag Riviera Jonica, che invita a visite esperienziali della Riviera Jonica Etnea da Augusta fino a Giardini Naxos e Sant’Alessio Siculo

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