Terre d'Europa

Timisoara: palazzi barocchi e Schwaben-Wein

Paolo Gianfelici



 L'itinerario parte da Piata Unirii, una delle più belle piazze della Romania, e prosegue sulle colline di Recas dove si produce ancora il vino degli antichi coloni tedeschi.

Timisoara (Tid-press) – Per godersi i colori dell’autunno non è necessario uscire dalla città. Prati e salici piangenti lungo le rive del canale Bega, larghi viali alberati, parchi, giardini fioriti cingono il centro storico con una corona di verde che dona a Timisoara l’aspetto ordinato e decoroso di città mitteleuropea. Eppure i Balcani sono vicinissimi. Durante la guerra del Kosovo, dai piani alti dei palazzi si vedevano i lampi dei bombardamenti sul territorio serbo.

L’anima di questa città è intimamente romena e cosmopolita nello stesso tempo.
Timisoara è rinata più volte nella sua storia. Nel 1716, quando, dopo quasi due secoli di dominazione turca, fu liberata dalle armate austriache comandate dal principe Eugenio di Savoia e divenne, più tardi, libera città regia. Nel 1918: unione alla Romania, dopo alcuni decenni di predominio magiaro. Nel 1989: inizio della rivolta popolare contro il dittatore Ceausescu, fine del regime comunista, e rinascita economica e culturale della città- ponte tra l’Europa Occidentale e quella Orientale.

Timisoara: Piata Unirii/ Tid-press

Timisoara: la Sinagoga/ Tid-press

L’itinerario parte da Piata Unirii ( Piazza Unione), una delle più belle piazze della Romania. Sui quattro lati del rettangolo sorgono edifici barocchi e neo-classici, ricchi di elementi decorativi e dipinti d’azzurro, verde, giallo, ocra ed altri colori vivaci che sembrano sottolineare il carattere multiculturale e multireligioso della città. Su un lato spicca il Vicariato serbo-ortodosso, in stile barocco con influenze bizantine, su quello opposto la Cattedrale cattolica di rito latino, costruita a metà del Settecento dall’architetto viennese Fischer von Erlach il Giovane. Il Palazzo Barocco, sede del Museo del Banato, ed altri edifici neo-classici chiudono il perimetro della piazza. Su uno, dipinto di verde e di rosso mattone, spicca un grande cartello in italiano: “affittasi uffici di prestigio”.
Piata Unirii è un luogo magico per lavorare, per divertirsi o per pregare (al centro della piazza, tra aiole verdi, la statua della Santa Trinità, portata via Danubio da Vienna, eretta dagli scampati ad una pestilenza).
Unica nota stonata: gli enormi chioschi in legno dei caffè, che disturbano la visuale e impediscono allo sguardo di godere le armonie architettoniche del sito.

I luoghi da vedere a Timisoara sono tanti: la casa di Eugenio di Savoia, la chiesa della Misericordia con l’annesso ospedale del Settecento, la sinagoga dell’Ottocento in stile moresco sulla Via Marasesti. Anche a Piazza della Libertà si respira un’atmosfera mitteleuropea: un bel palazzo barocco, edifici neoclassici, qualcosa di Secessione. Poi si cammina lungo la strada pedonale Alba Iulia, su cui si affacciano il Deutsches StaatsTheater e la Blumen Haus (Casa cu flori). Quest’ultimo è un caffè- ristorante, situato in un edificio della fine del Settecento. Sui davanzali delle finestre grandi piante di gerani . Dalla terrazza si gode una vista magnifica sul centro storico. Ottima e varia la carta dei vini. Ampie le possibilità di scelta nel menù: dalla cucina regionale del Banato, a quelle nazionale romena ed internazionale.

Alla fine della strada pedonale Alba Iulia si apre la lunghissima ed ampia Piazza della Vittoria, isola pedonale. Non è il luogo più monumentale e bello di Timisoara, ma certamente è il posto dove più ferve oggi la vita cittadina: i palazzi in stile Secessione ospitano negozi e ristoranti. L’Opera e la cattedrale romeno-ortodossa, costruite negli anni trenta del Novecento, sono collocate una di fronte all’altra sulla piazza, ma ad una distanza di quasi mezzo chilometro!

Chi visita Timisoara non può non fare anche una visita alle Cramele Recas, le cantine del paesino di Recas, allungato sulla pianura del Banato, a poche decine di chilometri dal capoluogo.
I vigneti si stendono a perdita d’occhio sui rilievi bassi. La vendemmia è quasi terminata e solo su poche piante pendono, tra foglie di vite color ruggine, i grappoli dell’uva rossa.
I processi di vinificazione attraversano, in questo momento, le fasi più delicate, monitorate, minuto per minuto, da un laboratorio superattrezzato. Gran parte delle macchine per la vinificazione, comprese le presse per la spremitura delicata dei chicchi d’uva, sono state comprate in Italia.
La tradizione della viticoltura su questo territorio è antica. Un documento notarile di compravendita porta la data del 1447. Nel 1737 s’insediarono in questa zona i primi coloni e viticoltori tedeschi, provenienti probabilmente dal Palatinato e dal Lussemburgo e chiamati impropriamente “Schwaben”. I loro discendenti continuarono il lavoro fino ad una ventina d’anni fa, poi emigrarono in Germania. I giovani enologi romeni della cantina sono molto orgogliosi di avere ricevuto il testimone di una tradizione così prestigiosa. Gran parte della produzione è esportata negli Usa, Germania, Gran Bretagna e Giappone.

Chiunque, prenotandosi, può fare una degustazione guidata dei vini di Recas. Per me è stata un’esperienza sorprendente. In pochissimi anni sono riusciti a fare un grande salto qualitativo. Il Pinot Grigio Doc Recas 2002 ha un sorprendente gusto d’agrumi, la Feteasca Regala Doc Recas 2003, prodotto da uva autoctona è profumatissima. Ottimi anche i rossi, come il Pinot Noir Doc 2003, dal sapore di vino giovane, non barricato, il Merlot 2003 e il Cabernet Sauvignon Doc 2003, moderatamente barricati. Per concludere il Muscat Otonel 2004 prodotto con l’omonima uva autoctona. E’ un bianco da dessert che, in omaggio ai “padri fondatori” tedeschi, si chiama Schwaben Wein.
Le Cantine di Recas offrono anche un pasto a base di prosciutto affumicato, Carnacior Cabanos (tipo salsiccia Luganega), caciocavallo fritto, grigliati misti e strudel.

Sulla via del ritorno mi sono fermato nel vicino paese di Recas, sulle orme degli antichi coloni tedeschi. La chiesa cattolica è neogotica della seconda metà dell’Ottocento. E fino a qui ci siamo. Delle loro case però non c’è più traccia. Alla fine scopro il mistero. Le case degli Schwaben sono state acquistate da zingari ricchi che, insensibili alle tradizioni locali, ma con l’assenso delle autorità comunali, hanno demolito le dimore storiche ed al loro posto hanno eretto assurdi edifici nello stile delle ville coloniali.

Alla periferia di Timisoara è stato fatto di peggio. Un ricco rom ha costruito un’enorme e grottesca abitazione kitsch che vorrebbe competere per monumentalità con i palazzi e le chiese barocche della storica Piata Unirii. Accanto è stato costruito un albergo, sempre di proprietà di una famiglia rom, d’uguale aspetto, ma molto più grande.

Queste note stridenti, da Las Vegas sulle rive del canale Bega, rendono Timisoara ancora più intrigante e cosmopolita, in questa fase di transizione della sua storia, e mettono ancor più in risalto le bellezze autentiche dei suoi palazzi antichi, delle cattedrali, dei parchi e dei giardini.

Info:
UFFICIO DELL’ENTE PER IL TURISMO ROMENO
Via Torino, 95 (Galleria Esedra), 00184 Roma
Tel.06.488 02 67 – 06.489 86 281
romania@progleonard.it
www.romania.it

22.10.2005

Recas: l’enoteca /Tid-press

Recas: le cantine /Tid-press

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