Terre d'Europa

Itinerari
La rocca stregata d’Abruzzo

Testo e foto di Paolo Gianfelici



 Nei dintorni di S. Stefano di Sessanio, tra le rupi di una montagna, sopra un borgo abbandonato, il sito incantato di Rocca Calascio.

S. Stefano di Sessanio (Tidpress) – Questo borgo è la base di partenza ideale per escursioni a cavallo o a piedi sul massiccio del Gran Sasso. I valori ambientali ed architettonici medievali sono rimasti straordinariamente intatti. Dalla finestra di un’abitazione di pietra, restaurata e arredata con mobili dell’Ottocento povero, lo sguardo si allunga molto lontano verso la Maiella e la Màrsica. Il tramonto accentua i colori sabbia, ruggine, giallo- paglia delle montagne e delle vallate.
Ceno nella semplice osteria sulla piazza. Che sapori e che aromi forti di montagna nella zuppa di lenticchie! L’agnello ed il formaggio caprino alla brace sono teneri e delicati.
Prima di addormentarmi mi affaccio di nuovo alla finestra della camera da letto ed ammiro il fascino notturno di questo paese di soli settanta abitanti, senza alberghi o pensioni. La luna che brilla sopra la torre illumina la sagoma delle case e delle chiese dove un tempo vivevano più di tremila persone, quasi tutte emigrate nelle Americhe.

Rocca Calascio

Rocca Calascio

La mattina parto per Campo Imperatore sul Gran Sasso. Questo altopiano a 1800 metri di quota, lungo 27 chilometri e largo 7-8, un tempo era il regno degli ovini. E’ documentato che fino a cento anni fa milioni di pecore passavano di qui, lungo le vie della transumanza, e sostavano sui pianori e sulle morbide pendenze.
A Campo Imperatore c’è l’albergo dove ha alloggiato come prigioniero Benito Mussolini e dove è stato liberato da un commando di paracadutisti tedeschi nel settembre 1943. E’ una suite comoda, ma semplice, piena di foto e di ricordi legati al fascismo. Un gruppo di visitatori affollano le stanze della suite ed alcuni discutono tra loro a voce alta, quasi alterata. Quegli avvenimenti lontani suscitano ancora forti emozioni!

Sulla via del ritorno mi fermo a Bominaco. Sotto un’altura rupestre di mille metri, su cui poggiano i ruderi di un castello, si trovano le due chiese di S. Maria Assunta e S. Pellegrino.
La prima è la più bella chiesa romanica di tipo basilicale dell’Abruzzo. La seconda, piccola e quasi nascosta dagli alberi, ha le pareti interne rivestite d’affreschi del Duecento che costituiscono uno dei più importanti cicli pittorici della regione. Unico come tema il calendario della diocesi con i segni zodiacali dipinti all’inizio d’ogni mese.
Ultima tappa, prima di rientrare a S. Stefano, alla necropoli di Fossa, scoperta fortuitamente in località Casale nel 1992. E’ un’imponente testimonianza dell’Abruzzo preromano, con i suoi tumuli di oltre dieci metri di diametro, con le file di menhir che si alzano sul terreno fino a quattro metri.
Le guide scrivono che il sito archeologico di Fossa è in allestimento. A me è sembrato in uno stato d’abbandono. Gran parte dei corredi funebri riportati alla luce con lance, spade vasi di bronzo si trovano al Museo della Preistoria d’Abruzzo di Celano.

Un altro posto d’enorme fascino, che consiglio di visitare al tramonto, è Rocca Calascio (35 chilometri da S. Stefano di Sessanio) . Le quattro torri cilindriche della fortificazione, la più alta d’Abruzzo ( 1464 metri), dominano la vallata. Le rupi su cui è stata costruita la rocca nell’anno Mille la fanno sembrare un nido d’aquila. Più sotto l’antico borgo abbandonato: le mura cadenti delle case e della chiesa, la vegetazione che entra attraverso le porte sfondate e le finestre.
Un luogo stregato.

Info:

www.sextantio.it
reservation@sextantio.it+39 0854 972324
Santo Stefano di Sessanio (Aquila)

08.01.2007

Bominaco: Maria Assunta

Bominaco: S. Pellegrino

Altopiano del Gran Sasso

Bominaco: Maria Assunta

S. Pellegrino

S. Pellegrino
Condividi su:

Riproduzione riservata © Copyright TidPress per Terre d’Europa.