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Palermo arabo-normanna, il castello della Zisa

Il monumento unisce elementi di architettura normanna con decorazioni e ambientazioni arabe. Un passato di bellezza immersa in un rigoglioso ambiente naturale

Palermo arabo-normanna, il castello della Zisa

Testo: Lisa Mittelberger, foto: TiDPress

Palermo – Una cavalcata attraverso i secoli: il castello della Zisa a Palermo è stato voluto dai re normanni che nel 1165, anno di costruzione della Zisa, governavano l’isola siciliana. Si trova fuori dal centro cittadino, ma la passeggiata tra le vie trasandate della periferia passa in secondo piano, nel momento in cui il palazzo mostra la bellezza della massiccia facciata, il grande ingresso ad arco affiancato ai due lati da aperture simili ma di dimensioni minori e il colore tendente al giallo della pietra con cui è stato costruito che sembra essere stata scelta per risplendere al sole. Si attraversano i giardini contemporanei davanti al castello. Lo stile con vasche digradanti e aiuole rettangolari richiama alla mente l’atmosfera araba. Per mancanza di coordinamento, da questo spazio verde (del Comune di Palermo) non si ha direttamente l’accesso alla Zisa (Regione Sicilia) che anzi da questa prospettiva è in parte nascosta da una strana costruzione bassa composta da ambienti dal tetto a cupola, collegati tra loro come una collana e di cui non si comprende il significato. Raggiungere il castello si rivela essere una piccola caccia al tesoro, ma una volta arrivati al suo cospetto se ne subisce appieno il fascino. Un gran silenzio circonda il castello della Zisa come se la sua bellezza avesse la capacità di togliere ai visitatori la volontà di commentare ciò che vedono ad alta voce.

Palermo, la Zisa, Foto TiDPress
Palermo, la Zisa

L’effetto prosegue all’interno del castello a cui si accede lateralmente. Si entra in ambienti relativamente piccoli divisi da mura massicce. Da una serie di particolari è evidente la scelta dei normanni di avvalersi dell’abilità degli artigiani arabi. Questa costruzione è stata pensata come una residenza estiva all’interno di un grande parco, dove il re normanno poteva andare a caccia di cinghiali e selvaggina e dai cui piani superiori si godeva la vista sulle montagne e a nord sul mare. Inaspettatamente da un’apertura sul muro si sbircia lateralmente sull’ambiente più scenografico della Zisa, la Sala della fontana. Difficile fissare lo sguardo su un particolare piuttosto che un altro perché la bellezza è ovunque: nella volta del soffitto, lavorata con la tecnica ad alveare del muqarnaṣ, che la arrichisce di tante piccole e graziose nicchie sul pannello a mosaico, sotto al quale scaturisce l’acqua e sugli affreschi seicenteschi fatti realizzare dalla famiglia Sandoval che aveva acquistato la Zisa nel 1635. Ma non sono solo le decorazioni a rendere unica questa sala che sembra avere la capacità di portare indietro nel tempo i visitatori facendo rivivere le atmosfere del XII secolo e invitando a guardare con gli occhi dell’immaginazione il re in sella al suo cavallo muoversi tra la fitta vegetazione di alberi e palme per dare la caccia a un cervo e fare ritorno poi alla Zisa per godersi in estate la frescura creata con un ingegnoso sistema di ventilazione che convogliava la brezza marina all’interno del castello.

Palermo, la Zisa, Foto TiDPress
Palermo, la Zisa

La visita “reale” prosegue ai piani superiori nel Museo d’arte islamica che custodisce opere realizzate tra il IX e il XII secolo come il delizioso flaconcino per profumi in vetro soffiato e lavorato a mano il cui delicato decoro color celeste è così essenziale e contemporaneo che non sfigurerebbe in un museo del design. Al termine della visita si ha la possibilità di soffermarsi davanti alla Sala della fontana proprio lì dove era il suo originario accesso e lasciar volare i pensieri tra i meandri della bellezza.

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