Stefania Cacciani
A Rimini, nei palazzi medievali dell’Arengo e del Podestà sono esposte le opere d’arte contemporanea della collezione Fondazione San Patrignano
Rimini – La città di Federico Fellini si trasforma con la recente inaugurazione del Part (Palazzi dell’Arte) da località di provincia a città universale al servizio della collettività, azzerando alcuni stereotipi che la ritraggono da decenni come località balneare tutta spiaggia, ombrelloni e piadine. Si riparte con un messaggio di fiducia verso il futuro, ricco della bellezza trasmessa dai Palazzi dell’Arte, antichi e maestosi, il duecentesco palazzo dell’Arengo e il trecentesco palazzo del Podestà, situati nel cuore della città e recentemente restaurati. Ora accolgono e custodiscono le opere d’arte contemporanea della Fondazione San Patrignano.
Il nuovo Museo dell’arte si nutre di cultura, bellezza, accoglienza, solidarietà e vede l’arte come riscatto per chi nella vita inciampa e cerca una seconda possibilità. Come i ragazzi che risiedono nella comunità di San Patrignano, i quali hanno collaborato in questi tre anni a stretto contatto con gli artisti e le autorità per la buona riuscita della mission. L’opera stessa diventa strumento per risorgere, l’arte come leva sociale per nutrire la comunità e per elevarla, oltre che come strumento di riscatto che collega il pubblico con il privato. Il filo rosso della collezione, spiega Letizia Moratti co-fondatrice della Fondazione San Patrignano, è il dono. Le opere d’arte sono state tutte donate da artisti di fama nazionale ed internazionale che hanno lavorato a stretto contatto con i ragazzi di San Patrignano e che comunicano attraverso le loro preziose creature messaggi di speranza, accoglienza, nutrimento, rinascita e dialogo.
Yin e Yang, il sole e la luna, il bianco ed il nero, il moderno e l’antico come in questo caso si completano, si appagano, si riconoscono per le loro diversità, si fondono insieme per un qualcosa di estremante bello e affascinante che regala emozioni forti come lo stupore nell’attraversare i palazzi maestosi con gli archi gotici e salire le imponenti scalinate che portano al primo piano del museo nel Palazzo del Podestà, dove si incontrano le prime opere d’arte contemporanea che ci riportano subito nell’hic et nunc.
Trovarsi al Part è come entrare nella macchina del tempo ed essere catapultati nell’epoca medievale dove tutto era più lento e apparentemente semplice, dove i cambiamenti erano quasi impercettibili, per poi imbattersi nell’epoca frenetica di oggi tra quadri e sculture dai materiali moderni, futuristici e tecnologici, come la serigrafia su acciaio inox lucidato a specchio di Michelangelo Pistoletto, la scultura di bronzo rappresentante una figura umana incastonata nel muro di Matteo Pugliese o come l’opera di Mario Schifano realizzata negli anni ’70 con smalto su due tele di cm 200×200. Tra i tanti artisti protagonisti delle opere donate vi sono Luca Pignatelli, Pino Pinelli, Gianni Politi, Jean Paul Riopelle, Pietro Ruffo, Elisa Sighicelli, Andreas Slominski, Ettore Spalletti, Grazia Toderi, Francesco Vezzoli, Vanessa Beecroft, Domenico Bianchi, Alessandro Busci, Pier Paolo Calzolari, Loris Cecchini, Sandro Chia, Thomas De Falco, Emilio Isgrò, Velasco Vitali, Silvio Wolf, Yan Pei-Ming, Sam Falls e molti altri tra cui anche i riminesi D’Augusta, Bocchini, Giovagnoli, Neri e Samorì.
Il filo conduttore che lega queste opere è il tema del disagio sociale, della sofferenza, dell’esclusione che diviene inclusione, dell’accoglienza, dell’amore verso il prossimo, la rinascita, la fiducia verso il futuro legata alla speranza. Tutti questi concetti sono racchiusi nell’opera di Vanessa Beecroft: una splendida fotografia di cm 177,8×230,8 raffigurante una donna dalla pelle candida come la Madonna che tiene in braccio due neonati dalla pelle scura, allattandoli come fossero i suoi figli naturali. Tutto muta e si fonda con eleganza, il bello del mondo del passato accoglie la bellezza del mondo di oggi senza giudicare, senza pregiudizi ma con un senso di partecipazione, di inclusione e di collaborazione.
Come ricorda Andrea Gnassi, il sindaco della città natale del regista di Amarcord, La dolce vita, La strada, I vitelloni e di tanti meravigliosi film (che tra qualche mese avrà un museo a lui dedicato, il Museo Fellini), di arte si può anche mangiare perché la cultura e la bellezza ci salveranno….
Part (Palazzi dell’Arte), Rimini www.palazziarterimini.it